giovedì 1 marzo 2018

Una scheggia nel piede

In casa, non abbiamo il pavimento in ceramica, ma un caldo ed accogliente parquet, é per questo motivo che a volte cammino scalza, mi piace molto la sensazione del legno sui piedi.
Questa mia abitudine, mi portò in un giorno di agosto, a vivere un'esperienza molto eccitante con mio figlio Andrea.
Stavo riordinando la libreria, quando feci un movimento brusco con la gamba e una piccola scheggia di legno si infilò nel mio piede destro.
Provai un leggero fastidio, come quando pulisco i fichi d'india e una delle spine va a finire tra le mie dita, tentai allora di levare la scheggia con una pinzetta, ma doveva essere molto sottile e profonda, perché da sola non ci riuscì.
Pensai quindi di chiedere aiuto a mio figlio Andrea.
Un po' zoppicando, raggiunsi la sua camera, bussai ed entrai.
Andrea se ne stava buttato sul letto, concentrato con un videogioco sul calcio.
La camera era in penombra, la luce del televisore illuminava i suoi vent’anni, un volto giovane e fresco, senza barba, dagli occhi grandi e scuri.
Assomiglia molto a mio marito, anche se il suo cazzo che avevo già provato in passato è più grosso e lungo.
Confesso, che a volte quando mi penso in ginocchio davanti al suo uccello, la mano scivola tra le mie gambe, e con qualche dito provo a riempire le mie voglie.
Il cazzo di mio figlio è più grosso e lungo rispetto a quello del padre, in più rispetto a quello di mio marito Gabriele, quando è duro, punta verso l'alto.
E' uno di quegli uccelli che puntando verso l'alto, fa godere molto quando ci si siede sopra, entra con prepotenza, invadendo le mie voglie e facendomi perdere il controllo.
Mio figlio lo sa bene e capita che a volte, si metta dietro al padre lanciandomi dei segnali, magari guardandomi diritto negli occhi, e passandosi velocemente la mano tra le gambe.
Quel giorno Andrea era preso dal suo videogioco, e distrattamente mi disse di aspettare un attimo che avrebbe finito la partita e sarebbe venuto ad aiutarmi.
Quella scheggia mi dava davvero fastidio, mi sedetti allora sul divano e aspettai che mio figlio venisse ad aiutarmi.
Arrivò poco dopo, portava una maglietta bianca e un pantaloncino blu, uno di quelli leggeri che usa quando va a giocare a calcetto.
Sono dei pantaloncini molto sensuali, perché essendo di stoffa morbida, disegnano il cazzo di chi li indossa e nel caso di mio figlio, l'uccello moscio si disegnava sulla stoffa del pantaloncino, pendendo verso destra.
Con la faccia assonnata e toccandosi i capelli, mi chiese dove avessi la scheggia, gli dissi che era nel piede destro e lo allungai su di una sedia.
Allora Andrea, si inginocchiò per terra e comincio a cercarla.
Doveva essere profonda, perché a vista non riuscì a trovarla.
Mi prese il piede e con le dita comincio ad accarezzare la pianta e tra l'alluce e l'indice per provare a trovarla.
In quel momento simulai indifferenza ma quelle carezze leggere mi facevano provare dei brividi ed i miei capezzoli cominciarono a rispondere inturgidendosi.
Andrea cercava con attenzione la spina, si avvicinò con la testa cosi tanto al piede che percepivo il suo respiro caldo, si bagnò un dito per distinguere meglio la scheggia e con la saliva cominciò a bagnarmi il piede, quel contatto mi strappò un leggero sospiro che speravo Andrea non avesse percepito, ma evidentemente non fu cosi, perché di colpo, una sensazione calda avvolse le dita del mio piede, mio figlio con delicatezza, aveva portato la bocca sul mio alluce.
Fu una sensazione nuova per me, lo lasciai fare, abbandonandomi alla sua bocca che lentamente si muoveva tra le mie dita.
Chiusi gli occhi e senti il rumore dell'elastico delle sue mutande, si era sfilato l'uccello dai pantaloncini e si stava masturbando, continuando a leccarmi con delicatezza.
All'odore del suo cazzo, scivolai una mano tra le mie gambe e cominciai a masturbarmi.
Andrea se ne accorse e con la lingua cominciò a risalire fino a ritrovarsi tra la peluria della mia figa, cominciò a leccarmi, penetrarmi con la lingua, mentre con la mano, cominciò a strofinare l'uccello sul mio piede.
Percepì il calore di quel membro, la cappella, coperta di un liquido vischioso, macchiava le mie dita, lo strofinava tra i miei piedi, tra l'alluce e l'indice, cominciò a masturbarsi appoggiandolo sulla pianta del mio piede.
Continuò cosi, con la testa affondata tra le mie gambe finché alcuni fiotti di sborra, caddero sui miei piedi, ed altri schizzarono per terra, fu quando senti l'odore di quel liquido e con la lingua di mio figlio ancora dentro, che raggiunsi un orgasmo intenso,
Mio figlio Rimase li, tra le mie gambe, finche il mio respiro non divenne più calmo e regolare.
Alla fine, Andrea riuscì a levarmi la piccola scheggia dal piede... cosa dire... sono davvero una mamma fortunata.

Lilli


Questo racconto fa parte di una storia a puntate dal titolo: Il diario di Lilli.
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4 commenti:

  1. sei una bellissima mamma...pubblichi qualche tua foto?

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  2. Bellissimo racconto, perché non ci descrivi il tuo corpo? sappiamo sol che dovresti avere 40 anni....sono curioso.

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    1. A più di 40 anni e si spacca per 40 enne vai su Facebook a due profili uno città Roma e l altro non ricordo

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  3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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